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privatizzare la sanità pubblica e creare nuovi profitti: no grazie!

“Per sostituire un servizio pubblico con un servizio privatistico, occorre prima tagliare i fondi, poi renderlo inefficiente, fare una campagna di denigrazione che faccia arrabbiare la gente, quindi offrire la soluzione privatista. E il gioco (dell’Unipol) è fatto”.

due link ad articoli interessanti sulla sanità integrativa e in generale sulla privatizzazione della sanità:

http://contropiano.org/politica/item/32692-privatizzare-la-sanita-il-modello-unipol

http://www.perunaltracitta.org/2015/09/15/nuovi-profitti-per-unipol-a-scapito-della-sanita-pubblica-in-toscana-2/

la sanità in toscana

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la sanità in Toscana

Alcune info sulla sanità della Toscana, quella “ultima versione”, con la Giunta del Sig. Rossi che:

Ha deciso di tagliare oltre 2.000 posti letto ospedalieri, mentre la spending review nazionale ne imponeva solo 1.500. Vale a dire 500 posti letto eliminati in più del previsto;

Vuole riorganizzare la sanità regionale con la cacciata dal sistema pubblico del 10% del personale – circa 5 mila dipendenti tra medici, infermieri, assistenti e personale tecnico – in una situazione di cronica carenza di personale;

Fa pagare ogni cittadino toscano – per ticket, pro capite – 60,60 euro. La nostra regione si classifica seconda dopo il Veneto. Di queste 60,60 euro, 16,20 sono per i farmaci e ben 44,40 per le prestazioni sanitarie (visite specialistiche, esami diagnostici). Siamo i primi in assoluto in italia per i ticket sulle prestazioni sanitarie.

Fa aspettare tantissimo tempo per le liste di attesa. Solo alcuni esempi: ASL6 Livorno, attesa media per una mammografia 367 giorni; ASL9 Grosseto, per una risonanza magnetica al cranio e cervicale si attende 266 giorni; ASL1 apuana, un’ecografia alla mammella si fa in 179 giorni; ASL7 senese, per una risonanza al femore si aspettano 171 giorni; ASL11 Empoli, una risonanza magnetica senza mezzo di contrasto si fa in 143 giorni;

Fa attendere molto anche per essere ricoverati: in Toscana sono necessari 40 giorni di attesa per essere ricoverati per un tumore al seno, a fronte di un dato nazionale pari a 24 giorni; per un tumore alla prostata 47; 36 per un’angioplastica; 27 per un tumore al polmone; 28 per un tumore all’utero.
Fa diventare la Toscana fanalino di coda – secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute – sui tempi di attesa in regime di ricovero ordinario e day hospital;

In conclusione, la Toscana – ormai “Infelix” – è una tra le regioni con i ticket più alti e le liste di attesa piu’ lunghe. Tutto questo mentre gran parte della specialistica e della diagnostica viene data in mano al privato e al terzo settore…mentre si ridimensionano ferocemente i piccoli presidi ospedalieri territoriali, tagliando loro posti letto e non garantendo neanche più – nella sostanza – i pronto soccorso…mentre si chiudono distretti e presidi territoriali, costringendo le persone spesso a fare i salti mortali per garantirsi le cure sanitarie.

cobas

aspettando il 25 novembre…attenzione ai falsi amici

Aspettando il 25 novembre giornata contro la violenza sulle donne…Guardiamoci dai falsi amici!

Toscana notizie il 18 novembre ha pubblicato un articolo intitolato “Codice Rosa, nel 2013 oltre 2.200 casi nelle 10 Asl toscane”. L’articolo insiste in più punti sull’attività di “tutela delle fasce deboli della popolazione, quelle che possono essere maggiormente esposte a episodi di abuso e violenza: donne soprattutto, ma anche minori, anziani, disabili, omosessuali, immigrati, ecc”.

Questa affermazione è molto grave perché implicitamente spiega la violenza con una presunta debolezza, come se i deboli richiamassero la violenza e qualcuno dovesse salvarli. Invece il problema è chi mette in atto la violenza, sono loro i colpevoli, che non hanno nessuna giustificazione, tantomeno la debolezza delle vittime. Forse chi scrive queste cose e pensa queste cose è convinto di vivere nella giungla e che ci sono vittime e carnefici, nient’altro. Forse questo è vero nel loro immaginario, forse fra i loro amici e conoscenti, forse nell’ideologia e nelle pratiche dei loro partiti, ma non in tutta la società che non è mai stata solo questo. Perché esistono donne e uomini diversi.

Prima di tutto va notato che chiunque viene fatto oggetto di violenza per qualsiasi ragione, in circostanze favorevoli alla violenza, farebbe fatica a difendersi. Sarebbe debole per questo o parte delle fasce deboli? Allora lo saremmo tutti. La violenza non dipende dal fatto che non ci si sappia difendere perché si è deboli, ma dal fatto che chiunque sarebbe contestualmente debole di fronte a una violenza ben organizzata nel giusto numero o con dovute armi (humm…). Il sessismo ed il razzismo costruiscono attraverso ideologie e giustificazioni la loro vittima e la rendono socialmente debole, cioè le tolgono potere. Chiunque fosse oggetto di discriminazione diventerebbe debole.

La questione è che si focalizza l’attenzione sulla vittima e si cercano le ragioni della violenza in lei, invece di cercarle in chi mette in atto la violenza. Si scruta la vittima e si cerca di credere che se lo è andata a cercare, o che non ha saputo difendersi, o semplicemente che è debole, in sostanza è colpa sua. Criminalizzare le vittime è una caratteristica dei fascismi, una pratica così diffusa da noi, dove non sono finite le ideologie ma ne è rimasta una dominante, quella di destra, fondata sulla diseguaglianza, sulla gerarchia e sulla violenza.

Questo considerare minori (o minorati) alcuni soggetti è un esempio di discriminazione. Che contribuisce a creare altra discriminazione e quindi altra violenza. Infatti la violenza spesso è desiderio di controllo su soggetti che si ritengono minori o incapaci di agire ed esistere autonomamente. Per questo l’appellativo di fasce deboli è così pericoloso ed è una delle cause della violenza. Chi lo usa dovrebbe pensare di più a quello che dice e a cosa significa, perché è possibile “fare cose con le parole” (J.L. Austin). E tra l’altro questo atteggiamento spiega la violenza con le caratteristiche di chi la subisce, invece che con le caratteristiche di chi la mette in atto.

Così, quanto spesso sentiamo che una donna subisce violenza perché non sa come comportarsi (chissà cosa gli ha fatto per essere uccisa!), perché va dove non deve andare o perché non si sa difendere da un marito violento (perché non lo ha lasciato?). No, non è colpa sua se subisce violenza ma di chi la perpetra: sempre. Il problema non è chi non sa difendersi ma chi fa della violenza e del potere i caratteri prioritari dei suoi rapporti sociali. L’obiettivo deve focalizzarsi e indagare il carnefice, il violento: cosa sarebbe, in opposizione alle fasce deboli sarebbe la fascia forte della popolazione? E di quale forza stiamo parlando, di quale società stiamo parlando?!

La violenza è colpa di chi la fa, di chi crede nella gerarchia, nella prepotenza, e non ha giustificazione nei supposti caratteri della vittima.

L’aiuto alle vittime di violenza è necessario. Ma lo scopo deve essere impedire la violenza contro le donne. Questo si può ottenere solo cambiando una mentalità di cui fa parte l’idea che esistano fasce deboli e fasce forti nella società, il che implica che l’unico modo per non subire violenza sia essere nella squadra dei forti, quella che la violenza la fa.

Rispetto a una società di forti e di deboli, l’unica via d’uscita è costruire ben altre relazioni sociali. Su la testa!

Marvi Maggio – delegata cobas RSU Regione Toscana

cobas serristori, Figline Valdarno

Careggi: sanità, tagli e sfruttamento azzerano la qualità

Siamo solidali con i lavoratori dell’Azianda Ospedaliera Universitaria di Careggi, e pubblichiamo questo comunicato che spiega le ragioni dello sciopero indetto per l’8 febbraio.

Cobas Regione Toscana.

Careggi

Venerdì 8 febbraio faremo il secondo sciopero aziendale sulla vertenza
che ci vede contrapposti all’azienda sul cambio della turnazione h 24

Si sta giocando una partita importante a Careggi che aprirà la strada
ad una nuovo modo di lavorare dentro gli ospedali Toscani all’insegna
di uno sfruttamento maggiore (turni con rientri obbligatori sui
giorni liberi a prescindere dal debito/credito orario e ferie
totalmente gestite dall’azienda) e di una peggiore qualità
dell’assistenza (si arriverà a lavorare anche 12/13 giorni di fila
senza mai vedere un libero…immaginate l’impatto sulla qualità
dell’assistenza!!).
L’operazione sta tutta dentro la riorganizzazione dell’assistenza
sanitaria in Toscana (delibera 1235/12 votata il 28 dicembre 2012 dalla
giunta regionale) condotta dalla giunta Rossi che in seguito ai tagli
del governo Berlusconi e della Spending Review che  taglia circa 2000 posti
letto e opera tagli ai tagli portando la percentuale posti letto  per
mille abitanti da 3.7 %(prevista dalla Spending review) a 3.15 %  (la
più bassa d’Italia).Riduzione del rapporto ricoveri per mille
abitanti da 160 per mille (previsto dal governo) a 120 per mille
Riduzione di due giorni della durata degenza media
Dal territorio Toscano scompare il 118 (da 12 a 3) scompaiono i laboratori di
analisi (da 12 a 3)chiuderanno le maternità con meno di 500 nascite
all’anno e poi quelle con meno di 1000 nascite all’anno.  Saranno
accorpati servizi e ambulatori, gli ospedali si specializzeranno nella
cura di patologie specifiche.
Riduzione del 20%delle prestazioni diagnostiche a cui si aggiungono la
riduzione fino al 10%di convenzioni e contratti con ditte e coop
appaltatrici di servizi  sanitari e sociosanitari (con ripercussioni a
livello occupazionale ) … Tuttavia non è solo  una questione di tagli,assistiamo infatti al passaggio da un modello di sanità ad un altro segnato dalla presenza massiccia  di privato sociale.
Tutto questo nella toscana di Rossi che ha visto lo scandalo dell’Asl
di Massa(300 di buco) dell’Asl di Siena (dieci milioni scomparsi)
delle consulenze milionarie delle retribuzioni dorate a manager e
dirigenti senza parlare di Mps ….

Ven 8 Febbraio sciopero e corteo  con concentramento al Ponte Nuovo
ore 10 partecipate se volete e se potete con striscioni solidali per
il diritto alla salute …la sanità è di tutti non solo di chi ci
lavora ma anche della cittadinanza/ utenza

Cobas AOU Careggi